Ogni quattro febbraio, ma anche ogni volta che ripeto i tuoi gesti, ti penso. Penso alla vita che hai vissuto e a come hai visto crescere una generazione, la nostra. Chissà a cosa pensi ora, anche se alla fine lo sappiamo bene cosa avresti pensato. Eppure ogni volta è un tonfo, un suono quasi sordo, soffocato dalla polvere del tempo, ma nonostante tutto il dolore è sempre presente. Forse si è affievolito, ma da lama nelle carni si è trasformata in una spina che entra profondamente nella cute. Ti ho sempre con me, non solo col cuore, ma anche fisicamente. Ho sempre quella foto di te, quando eri giovane. Una foto in bianco e nero, dove vedo quei lineamenti rimasti identici, nonostante il tempo e le rughe. Gli zigomi alti, quella delicatezza e quell'espressione dolce e amara al tempo stesso. La vita te ne ha combinate di tutti i colori, hai visto una guerra, forse la peggiore, hai visto lo stravolgere delle vite dal dolore, una famiglia diversa dalle altre, capace di guardare diversamente rispetto a quelle del tuo paese. Hai dovuto emigrare per cercare nuove opportunità e vivere meglio. Facendo mille sacrifici hai donato molto alle tue figlie e ai tuoi nipoti. Nonostante le tue spigolosità a livello caratteriale, sei sempre per me quella persona che forse ha più contribuito nel donarmi tenacia. Anche io alla fine sono migrato verso ovest, verso nuovi orizzonti che non mi erano familiari, il tutto per migliorare la mia vita e per coloro che amo.
Dieci anni volano in fretta, anche se il peso di quegli anni lo sento sul corpo, nei capelli sempre più grigi, negli occhi sempre più stanchi. Ho perso molto del mio entusiasmo, e temo che quello non tornerà più. Sono diventato un uomo cinico, troppo realista, a volte mi odio per questo carattere troppo rigido. Sono cambiamenti che non mi fanno paura, ma vorrei tornare a quando c'eri tu.
Ho voglia di tornare a trovarti, in quell'appartamento in via Torti, e sentire il profumo della pasta fresca che facevi o quello delle piadine. Creare quel cibo, nonostante tu fossi una pessima cuoca, ti faceva sentire ancora una romagnola, nonostante tu avessi lasciato le terre natie da cinquant'anni. Ogni tanto mi metto a fare la pasta fresca, come mi avevi insegnato tu. Solo che io esagero con le uova e alla fine viene una pasta fresca bella ricca, ma è come piace a me. Mi prometto di farlo nuovamente il prima possibile, quando avrò un meraviglioso evento da celebrare.
Oggi lavoro con la tua foto sulla mia scrivania, in fondo è un modo per tenerti vicino fisicamente. Oggi respiro un po' di quel dolore che spolvero ogni volta che ti penso, fa parte di me, ma lo lucido per bene perché il tuo ricordo mi rende felice.
Oggi eri nelle note di una canzone di Levante, Magmamemoria, canzone che riesce a definire la tua presenza.
Stasera celebrerò la tua vita, lo farò per ricordare la bellezza dell'essere cresciuto insieme a te. Perché la mia nonna Agostina, insieme a mio nonno Primo, è uno dei ricordi più belli della mia vita.
Non era vero, tu non muori mai Tu non muori mai, sei dentro di me Come le vele spiegate dal vento Spiegami perché ti aggrappi al ventre Non era vero, tu non muori mai Tu non muori mai, sei dentro di me Navighi i mari della memoria Riporti a galla il mio petto, brucia ancora Ancora gettata in fondo a me Scardini le mie certezze E ora che ritorni che farò? Ho più ricordi che giorni di vita ad aspettarmi Sei tu il passato che non è mai andato e mai mi lascerà Non era vero, tu non muori mai Tu non muori mai, sei dentro di me Corri veloce come il presente Sei di domani Sei nel per sempre Non era vero, tu non muori mai Tu non muori mai,
Sei di domani Sei nel per sempre
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